Maschiocrazia. Perché il potere ha un genere solo (e come cambiare)
Con Emanuela Grigliè, Guido Romeo, Cristina Tajani e Flavia Brevi
Come si cambia un mondo obsoleto disegnato per gli uomini, che penalizza le donne e non risponde alla vera diversità demografica della nostra società?
L’avanzata della parità di genere non è tutta propaganda, ma non si può parlare di cambiamento senza interrogare il potere.
E l’Italia su questo è oggi un laboratorio al quale tutti guardano con attenzione. Le resistenze sono molte e non scontate. Del resto, power is sticky, “il potere è appiccicoso”, tende a mutare poco e lentamente. Esempi di un nuovo modello più inclusivo e più equilibrato, in politica come in economia, esistono, ma il potere femminile è ancora ben lontano dall’essere consolidato e strutturato in una rete influente e capillare, e di conseguenza dal condurre a una vera e profonda rivoluzione.
Il problema è che siamo tutti – sì, anche le donne e i ragazzi più o meno fluidi della GenZ – molto più maschilisti e conservatori di quanto siamo disposti ad ammettere. Persino nella Germania che Angela Merkel ha governato ininterrottamente per vent’anni, soltanto il 41 per cento dei cittadini afferma di sentirsi a proprio agio con una donna capo del governo. E il girl power è diventato spesso un fenomeno talmente mainstream che rischia di essere un sottoprodotto di quella maschiocrazia – o per usare una parola tornata di recente molto in auge: patriarcato – dove le donne, preso il potere, non agiscono di versamente dai loro predecessori maschi.
A partire dal libro di Emanuela Grigliè e Guido Romeo che raccoglie dati, interviste, ricerche scientifiche e cronaca recente, l'incontro propone una riflessione sulla mutazione epocale che la società contemporanea sta affrontando, e analizzando un quadro più complesso della semplice discriminazione di genere.