#BCM23 DIARIO DI BORDO - 13 novembre
14/11/2023
Se leggi ti lib(e)ri…
Com’è iniziato il mio BookCity 2023 nell’inarrestabile Milano? Adesso ve lo racconto: sono uscita da casa del mio ragazzo scappando come una pantera rosa per non svegliare tutti quelli che dormivano. Tutti?! In questi giorni ci son venuti a trovare degli amici da Bologna. Ebbene sì, ho trascinato anche loro a qualche evento. Arrivo alla fermata del tram, il 19 non passa mica eh! Ed eccolo che dopo due corse mancate arriva, pronto per trasformarsi in uno strumento della morte con l’odore acre di sudore che lo contraddistingue e le dure gomitate che tocca prendersi. Una volta arrivata, stranamente in orario, al primo evento della giornata, la presentazione di Libriamoci in Sormani, mi sono incontrata con una mia collega universitaria, era lì ad aspettarmi. Per due studentesse di editoria come noi, la settimana del libro è come quella santa. L’entusiasmo ripostovi direi che è stato del tutto ripagato dagli interventi ascoltati su Tolkien (ho scoperto addirittura la pronuncia corretta). Ma voi avete mai pensato che l’autore del "Signore degli Anell" e dello "Hobbit" potesse essere considerato come un vero e proprio classicista? Un letterato a tutti gli effetti, con tanto di fonti a Beowulf? Beh, io e la mia amica fino oggi mai! Dopo esserci ristorate e deliziate al buffet dell’evento siam corse via verso l’ADI Design Museum. Stavolta i mezzi mi hanno risparmiata. Quello che d’altronde non ha fatto l’amabile signore seduto di fronte a me, ben volenteroso di raccontarmi tutta la sua vita proprio in quelle cinque fermate che mi dividevano dalla mostra dei Manuali tipografi della casa editrice Tallone. D’altronde, forse me lo son proprio meritata! Visto che alla mia amica bolognese non le ho mica evitato la mia prolissa e appassionata spiegazione sui caratteri, gli inchiostri, le forme tipografiche, il compositoio etc.; credo sia proprio il caso di concedere almeno a voi la grazia. Detto questo, se vogliamo tirare per l’appunto una somma, direi che il mio primo giorno di BCM23 è stato piacevolmente appagante ma cosa ne sarà invece del tram di domani?
Erika Paoletti
Dreaming rural: real life in marginalized areas
L’incontro con Filippo Tantillo, moderato dalla professoressa Paola Dubini, si apre all’Università Bocconi, gremita di studenti italiani e internazionali con i laptop aperti e le dita pronte a catturare quelle parole che risuoneranno nella stanza per un’ora e mezza. Il tema delle aree interne e il loro ripopolamento vengono prima introdotti in italiano, tramite i racconti e le ricerche dell’autore, per poi essere riproposti in lingua inglese, per garantire la comprensione di chi italiano non è e, probabilmente, non saprebbe in primo luogo definire un’area interna italiana. Consci di questa difficoltà, Tantillo e Dubini definiscono il concetto e lo espandono, descrivendo le aree interne come spazi che, ad oggi, perdono continuamente la loro popolazione, all’interno di un Paese che soffre lo stesso fenomeno. La difficoltà di identificare le aree interne risiede nella presenza delle stesse caratteristiche anche all’interno di grandi città che, pur non perdendo abitanti, perdono la possibilità per questi ultimi di accedere ai servizi che le rendono tali. L’importanza di ripopolare questi spazi viene sottolineata da una narrativa che li vede, nonostante le dimensioni, come grandi risorse per le generazioni che si alternano sul loro suolo: la generazione più anziana, che rappresenta la comunità originaria e che vede il proprio ambiente mutare lentamente per il cambiamento climatico; la generazione intermedia, che dalle aree interne cerca di spostarsi il più possibile; la generazione più giovane, definita come una generazione mobile in cerca di atterraggio, che deve essere spronata a vedere le aree interne come luoghi di opportunità, economiche e di vita. Davanti a noi si pone la necessità di immaginare le aree interne come luoghi capaci di soddisfare bisogni e sogni di tutte quelle generazioni nomadi in cerca di un porto al quale approdare. Il bisogno di investire su questi territori a livello strategico, economico e in termini di qualità di vita viene sapientemente evidenziato da Tantillo, capace di scaturire nella mia mente l’immagine della Toscana, casa mia, fatta di piccole realtà, paesini ormai semideserti e tacite conoscenze che dovrebbero essere preservate e sviluppate, ma che tendono a rimanere nascoste tra le colline e le montagne. L’incontro si conclude e io spero che, un giorno, ci sarà possibile atterrare su questi spazi sempre più soli e dimenticati.
Vanessa Cecchi
Divagazioni
Scoprire quanta teoria ci sia dietro la narrativa, persino quella fantastica che ha costellato l’immaginario della nostra infanzia e che abbiamo creduto, una volta cresciuti, fosse solo intrattenimento per bambini. Ma anche scoprire, ogni volta, quanto vissuto informi irriducibilmente ogni teoria – quanto sia importante ricordare da dove questa nasca, con quali presupposti, e se abbia senso ancora parlarne. Perché parlare ancora, a cinquant’anni dalla morte di Tolkien e dalla prima traduzione italiana de Lo hobbit, di uno dei suoi testi più celebri, all’evento inaugurale di Libriamoci 2023? Un evento che intende promuovere la lettura nelle scuole, nella convinzione che questa liberi, con l’aiuto della fantasia. Dietro hobbit ed elfi si nascondono molto più che semplici immagini fiabesche e mitologiche: una riflessione sulla società e una visione del mondo su cui ragionare ad alta voce ed eventualmente anche da cui prendere le distanze, nel dialogo che solo la cultura può suscitare. Da qui l’importanza di interrogarsi sul canone: cosa vuol dire farne parte? Chi decide chi ne faccia parte o meno, e perchè? Giuseppe Pezzini, davanti all’immagine di un Tolkien “antimoderno”, ha tentato di mostrare come, in realtà, nei grandi autori non possano darsi etichette in grado di rendere la complessità della loro opera, del loro intervento sulla nostra storia. Come sosteneva Chesterton, dice Pezzini, ogni frammento di verità, se esasperato, rischia di divenire un errore: la letteratura ci insegna la complessità, l’ampiezza di sguardo e l’attenzione all’irriducibile singolarità di ciascuno.
Se c’è un avvenimento che non può mancare, in un centro culturale come Milano e all’interno di una manifestazione che promuove la lettura, è il mercatino – anzi, meglio: il salottino! – del libro usato. Frugare in cerca di perle è il miglior modo per addestrare l’occhio ma soprattutto il cuore: ridare nuova vita ad un testo, ricordargli che, sotto quel magico strato di polvere e oltre l’ingiallimento delle pagine, è nato per essere sfogliato ed interrogato – e noi con lui! Che anche si tratti di un manuale universitario, di una rivista scientifica o di un saggio divulgativo, un’iniziativa del genere tra i portici dell’Università Cattolica fa sognare un mondo in cui la cultura possa essere davvero accessibile a chiunque.
Tecla Domenichini