#BCM23 DIARIO DI BORDO - 17 novembre
17/11/2023
I sogni son desideri
Censurare i desideri è inutile e pericoloso: ci viene chiesto fin da bambini cosa vorremmo fare o diventare, ma non ci viene mai chiesto di fermarci e soffermarci per un istante sul nostro presente. Vi è una preoccupazione maggiore per il futuro, anziché per il presente. In questo modo rimaniamo succubi dei nostri sogni e desideri, arrivando a 50 anni a dire: <Non posso farlo, ormai è troppo tardi>>. Ma se iniziassimo davvero a prestare ascolto ai nostri sogni? Raffaele Mantegazza nel suo nuovo libro, Il sogno e la pedagogia, parla di cosa può insegnare l'esperienza onirica riguardo noi stessi e la nostra vita. Il sogno è come un palcoscenico dove si possono interpretare i ruoli più disparati e, allo stesso tempo, osare. Forse, per non avere rimpianti è necessario dare ascolto al proprio bambino interiore, i cui bisogni e desideri sono stati soppressi per alimentare quelli degli altri. Sogno è sinonimo di speranza, ma l’aggettivo sognatore assume una connotazione negativa. Perché? I giovani di oggi sono l’esempio di una generazione di sognatori. Ma perché dovrebbe essere sbagliato? Sognare di vivere in un mondo in cui non esistano ingiustizie, cambiamento climatico, violenze. Tutto questo è sicuramente utopico, ma non per questo irrealizzabile.
Martina Tamà
Mi sono svegliata a Milano
Dopo i miei 45 minuti abbondanti di treno, eccomi a Milano, una città sempre molto affascinante per me, anche se, sinceramente, non mi dispiacerebbe trovarmi sul promontorio di Porto Venere in Liguria, o a Madesimo, in un bel campo di crochi che colorano il fondovalle, o ancora a costeggiare il lungomare della città di Livorno. Penso tutto questo mentre guardo le fotografie della mostra #lamiabellaitalia che questa mattina mi hanno dato proprio un bel buongiorno!
Ma di fare un viaggetto oggi non se ne parla, anche perché devo scoprire ancora tantissimi posti del mio capoluogo e mi aiuta Barbara Barberis mentre presenta il suo progetto OUTBACK_Milano, una serie di fotografie che rappresentano questa grande città, i suoi luoghi più nascosti, insoliti che sono anche quelli più normali e, a detta del pubblico, anche “trasandati”, che con l’immagine ideologica altezzosa di Milano, non c’entrano niente, quindi al titolo "Città immaginate, città immaginarie" mi permetto di aggiungere "città che non ci immaginiamo".
A Barbara Barberis piace immortalare l’urbanizzazione, le architetture, il paesaggio, ed è incredibile come ci abbia fatto vedere la parte più umana senza che neanche una persona comparisse nei suoi scatti. E quanto è bello notare i particolari, prestare attenzione a ciò che ci circonda e non finire di stupirsi!
Dipende dallo sguardo, ci dice Dino Gavinelli, nello stesso incontro, coinvolgendo Calvino e la sua citazione sulla città di Despina: <<In due modi si raggiunge Despina: per nave o per cammello. La città si presenta differente a chi viene da terra e a chi dal mare>>. Una città si può quindi osservare da fuori con lo sguardo di un outsider o tramite un’osservazione interna, come un insider; la mia paura però è che chi si riconosce come insider abbia spesso uno sguardo distratto e presuntuoso, che non gli permette di osservare con meraviglia la sua città, qualunque essa sia. Sfido quindi tutti voi a essere un po’ turisti ogni giorno, e scoprire un po’ di voi, assieme alla vostra città.
Matilde Nava
Conclusione
La mia esperienza di BookCity 2023 si conclude nell’aula 201 dell’Università Statale di Milano, attraverso gli interventi dei professori D’Amico e Rizzelli sulla figura della donna nella Roma Antica, in particolare della paelex, la concubina di un uomo sposato. L’evento si propone di analizzare una serie di testi, inclusi quelli di Ferdinando Zuccotti, recentemente scomparso: il legame tra i professori e lo scrittore è evidente, tanto che la lezione trasuda di affetto e diventa un delicato e sentito tributo alla sua persona. Oltre a una visione storica della donna, viene proposto un testo sulla nostra possibilità di emancipazione, a cura di Elisa Fomalè e Federica Cristiani. Rifletto sul fatto che questa opportunità di emancipazione mi è stata data non soltanto dagli incontri che ho seguito, ma soprattutto dall’aver partecipato a BookCity come volontaria. Ammetto di essere fin troppo spesso una persona timorosa, che fa fatica a modificare le sue abitudini e a uscire dalla strada battuta: proprio questo timore mi aveva, in un primo momento, scoraggiata dal girare da sola per Milano in cerca di eventi e di luoghi sconosciuti. Per fortuna, alla conclusione dell’esperienza, conservo dentro di me la gioia e la consapevolezza di aver superato i miei limiti, di aver scoperto cose nuove ed essermi ritagliata uno spazio solo mio, tramite un processo di emancipazione e di potere. BookCity mi ha permesso di incontrare autori, coetanei e nuove storie che porterò con me negli anni a venire; ha alzato il mio sguardo verso luoghi nuovi che volevano solo essere scoperti; ha ampliato il mio sguardo al di là del percorso che faccio ogni giorno, conosciuto e sempre uguale a se stesso. In particolare, gli argomenti trattati durante gli eventi che ho scelto sono riusciti a coniugare due dimensioni per me fondamentali, quella dei ricordi e quella delle novità: da un lato il tema della città, intesa come mito e sogno, ma anche come luogo di vita lenta e semplice, perfetto connubio tra Milano e la Toscana, da dove vengo. Dall’altro il tema della donna, della sua indipendenza e delle catene della tradizione che la imprigionano. Una volta uscita dall’aula, mi congratulo con me stessa per aver fatto questo passo, per aver raggiunto una maggiore consapevolezza, con l’augurio che anche questo, un giorno, diventi un’abitudine.
Vanessa Cecchi
Giornata all’insegna del ricordo
Il ricordo è sentimento intrinseco in ognuno di noi: il ricordo di un momento del passato, il ricordo di una persona cara venuta a mancare... ogni secondo della nostra vita ricordiamo. Ricordare ci permette di costruire un passato, oggi mi sono recata al cimitero monumentale. Attraverso l’evento intitolato “Porte del sonno” ho avuto la possibilità di ripercorrere la memoria dei defunti del nostro Paese. Siamo passati dal visitare tombe di persone ancora tutt’ora scritte sulla carta e studiate tra i banchi di scuola a piccole statue simboliche, mentre percorrevo le diverse vie che mi facevano spostare da un lato all’altro del cimitero, mi sembrava sempre di più di essere in un museo, all’insegna del ricordo e della celebrazione della vita di chi ci ha preceduto. La visione di tombe prestigiose come quella di Carla Fracci, mi ha permesso di immergermi completamente nella seconda avventura della mia giornata: quello che è stato un percorso alla scopoerta della consapevolezza delle antiche ferite femminili e della competenza della persona di fede, argomenti strettamente connessi che mi hanno portato a non perdere il filo conduttore di questa giornata dedicata al ricordo e all'elogio verso il nostro passato, per poter sperare in un futuro fiorente e grande.
Martina Gianoli