Il diario di bordo di BCM19 - 16 novembre

16/11/2019

Le tre F del mio Bookcity: Fantastico, Fantasmi e Femminismo - Secndo giorno: lasciate che i bambini si spaventino

Trovare il Teatro del Buratto è stato più facile di quanto temessi, ma solo perché in metropolitana ho incontrato un collega che mi ha gentilmente guidata verso il luogo designato. Alle ore 10.00 Marina Lenti, che avevo già incontrato ieri alla presentazione del manuale 10 consigli per scrivere di fantascienza, ci ha portati nel magico mondo di J. K. Rowling, con una bella analisi di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban per celebrarne i vent’anni dall’uscita, condita con gustosi aneddoti su folklore, esperienze personali dell’autrice e gioie e dolori delle varie traduzioni italiane. Un grosso problema che hanno queste traduzioni è il tentativo di semplificare per i piccoli lettori: tradurre è un po’ tradire e quello che funziona in una lingua potrebbe non funzionare in un’altra, anche se certe invenzioni come babbani e Dissennatori sono particolarmente riuscite, ma non bisogna avere così paura delle cose difficili. I bambini sono naturalmente curiosi, e non sarà certo una nota a piè di pagina per spiegare il significato di un nome straniero a spaventarli.

Poche ore dopo, nello stesso luogo, ho potuto assistere dal vivo a un saggio della curiosità e della creatività dei bambini, al laboratorio organizzato da Martina Pellegrini e dagli altri collaboratori di MIMebù, la collana di Mimesis dedicata ai più piccini. Qui i bambini hanno potuto provare l’ebook interattivo Zia Olivia racconta… Leonardo Da Vinci, avvicinandosi alla vita e all’opera del grande artista in maniera leggera e divertente, provando a far volare il povero Zoroastro con le ali meccaniche ideate da Leonardo e dipingendo il Cenacolo. Mimesis propone un modo intelligente e moderno di divertire i bambini, ponendosi come obiettivo quello di abbattere barriere e pregiudizi, promuovendo il piacere della lettura.

E dopo aver contribuito con le mie invidiabili doti artistiche a decorare le pareti della sala stampa con gli articoli su Bookcity, riuscendo nell’ardua impresa di appiccicarli tutti storti, ho potuto assistere all’incontro che forse mi aveva creato più aspettative: presso il caffè letterario Colibrì Loredana Lipperini, scrittrice e giornalista nonché fervente femminista e amante del fantastico e del soprannaturale, ha presentato il suo ultimo libro che già dal titolo, Magia nera, mi aveva attratta prima ancora di sapere di cosa parlasse. Dodici racconti perturbanti in cui un elemento magico e sovrannaturale irrompe nella vita di donne apparentemente normali. La Lipperini crede nell’importanza del genere fantastico come specchio del reale, che offre la possibilità di dire qualcosa di più sul nostro mondo. Sfortunatamente in questo periodo sono tornati in auge i detrattori del genere, e cosa ancora più grave: il fantastico sta scomparendo anche dalla letteratura per bambini.

Abbiamo bisogno fin dall’infanzia di stupirci, di spaventarci, di imparare ad adottare prospettive nuove. Terry Pratchett diceva che la fantasia è come una cyclette per la mente: può darsi che non ti porti da nessuna parte, ma allena i muscoli che possono farlo. E alle accuse di ricorrere al fantastico per estraniarsi dalla realtà, la Lipperini risponde come fece Tolkien: non bisogna confondere la fuga del disertore con l’evasione del prigioniero, e, aggiunge il padre fondatore del genere fantasy, chi rifiuta il fantastico per accontentarsi del reale gli appare come uno che preferirebbe l’acquiescenza del collaborazionista alla resistenza del patriota.

Non sottovalutate i bambini: fate loro leggere la saga di Harry Potter, la saga di Terramare, Queste oscure materie. Troppo difficili? Pazienza: rileggeranno da grandi e apprezzeranno due volte. Troppo spaventosi? Meglio: è confrontandosi con la paura nella finzione che si impara a gestirla nella vita reale.

Il mio Bookcity per cause di forza maggiore termina qui. Ci vediamo l'anno prossimo: con nuovi libri, nuovi autori, e altri luoghi inesplorati da cercare su Google Maps.

Federica Caslotti


Il primo incontro di oggi è stato davvero il più emozionante. Sono stata, infatti, a Opera San Francesco per l’incontro Racconti dal carcere. L’appuntamento era con i detenuti del carcere di Opera che, tutte le settimane, tramite il progetto Libera-mente hanno la possibilità di sentire delle lezioni tenute dal professor Martino Menghi, di leggere i romanzi classici più famosi, di rifletterci e soprattutto hanno modo di scrivere le loro riflessioni. Dai loro pensieri sempre in movimento, unica via di fuga, nascono racconti bellissime, poesie commoventi e articoli molto interessanti. La lettura e la letteratura diventano, per loro, un’opportunità di riscatto all’interno del carcere e credo che l’interazione fra il loro lavoro e la città sia fondamentale. Non si possono girare le spalle a uno sforzo così, e la grande partecipazione dell’incontro di oggi lo ha dimostrato. Dopo aver tolto qualcosa a qualcuno, i detenuti sono pronti a dare il loro contributo. Oggi, la città di Milano li ha ascoltati. Ha accettato il loro Raccontare e raccontarsi - che è anche il titolo dell’ultima raccolta dei loro scritti - come piccolo riscatto, per delle persone che hanno scelto di intraprendere così la via della redenzione. Il mio secondo incontro di oggi riguarda un tema molto ricorrente in questa edizione di BookCity: correndo il cinquantesimo anniversario infatti, molti hanno ricordato la strage di piazza fontana. Ho assistito alla presentazione del libro La bomba di Enrico Deaglio, che parlava della strage e della pista anarchica, seguita dalle indagini nei giorni successivi alla strage, e causa dell’omicidio dell’anarchico Pino Pinelli. Fra i vari relatori, chi ha avuto voce sulla morte di Pinelli è stata la figlia Claudia, che aveva appena 8 anni al tempo della morte del padre. Claudia Pinelli ha raccontato un padre che non ha vissuto abbastanza e un’assenza di giustizia che dura da una vita. Claudia, la famiglia, gli amici: nessuno può lasciar morire definitivamente Pino Pinelli, finché giustizia non sarà fatta in un’aula di tribunale. Ma il riscatto di Claudia Pinelli, dello scrittore e degli altri relatori è stata la sala della Fondazione Feltrinelli piena di gente interessata che, dopo 50 anni, non è intenzionata a dimenticare. Milano ricorda, e molto bene quello che è successo il 12 dicembre 1969. Milano risponde a questo ricordo riempiendo le sale degli appuntamenti che riguardano la strage, e stringendosi attorno a Claudia e al dolore di tutti coloro che sono rimasti, in un metaforico abbraccio che dura da 50 anni. Il terzo e ultimo incontro che ho avuto modo di vedere oggi è stato alla Fondazione Corriere della Sera. In una grande sala tranquilla e appena rumorosa, le voci di Gilles Kepel e Lorenzo Cremonesi hanno raccontato a noi, seduti su delle comode poltrone, la situazione in Medio Oriente. Kepel infatti ha di recente scritto un libro, appena uscito nella sua versione italiana per Cortina editore, nel quale ripercorre tutti i fatti mediorientali dagli anni 70 in poi in una prospettiva futura. Oggi, la situazione in Medio Oriente è ancora molto calda, la Turchia ha invaso la Siria con un’iniziale semi complicità americana, ma la Russia è intervenuta contro i turchi e in difesa di siriani e curdi. Nella scacchiera internazionale manca una pedina: l’Europa. Quale sarà il nostro comportamento in questo perenne conflitto? Dove è il nostro piano? Ma soprattutto, chi siamo noi? Da che parte stiamo? Di che Europa stiamo parlando? Sono queste le domande con cui, un’ascoltatrice alla fine della giornata, è andata via da via Solferino. Il merito di averle poste, anche grazie alle lucidissime spiegazioni fornite di tutta la situazione internazionale è stato dei relatori, le risposte, a chi ha voluto udire.

Elena Argiolas


Al cinquecentesimo anniversario dalla morte di Leonardo non potevano non essere organizzati degli eventi dedicati al maestro. ”Leonardo da vinci anzi da Milano” è un incontro organizzato nella magnifica Sala della Balla del castello Sforzesco. Appena entrati si è subito avvolti dagli enormi arazzi del Bramantino. Questi arazzi, rappresentanti i mesi dell’anno, trasportano lo spettatore in una dimensione artistica che verrà poi amplificata dall’arte di Leonardo. Il miglior modo di parlare d’arte è sicuramente parlarne all’interno di un luogo che ne è pregno.

L’evento è un tour digitale perfetto per poter visitare la città nonostante il tempo uggioso tipico delle giornate milanesi. Questo tour si concentra sui luoghi della Milano rinascimentale degli Sforza che furono importanti per Leonardo e sulle opere che egli produsse in questa città.

Leonardo trascorse una ventina d’anni a Milano lavorando per Ludovico il Moro. Furono anni bellicosi dove lui non si occupò solo di arti figurative, ma mise in pratica le sue conoscenze anche nel campo bellico, progettando armi e macchine da guerra. Curioso è ricordare che prima del trasferimento inviò una lettera a Ludovico il Moro divisa in 10 punti, 9 dei quali elencavano le sue abilità nella scienza bellica e solo uno riguardava le arti figurative. Infatti, Leonardo sapeva che la priorità del ducato non era in quel momento il godimento della bellezza.

Leonardo fu un personaggio poliedrico. Un uomo che si può definire ingegnere artistico. Di straordinaria bellezza sono anche i suoi disegni anatomici, frutto di studi che egli svolse a Milano e a Pavia, disegni molto accurati che ancora oggi possono essere utilizzati come punto di riferimento. Il disegno per Leonardo era una modalità di apprendimento, egli disegnava per conoscere. Infatti, l’uomo vitruviano, una delle sue opere più conosciute e amate, venne realizzata durante la lettura e lo studio di Vitruvio, proprio con lo scopo di comprendere le sue teorie.

Ludovico il Moro non trascurò il fatto che Leonardo era un abilissimo pittore e gli commissionò diversi ritratti. In queste opere spicca una caratteristica tipica di questo artista, ossia la rappresentazione del ”moto dell’animo”. Nei ritratti di quell’epoca, come Ritratto di musico, Dama con l’ermellino e Ritratto di Dama, i soggetti sono messi in risalto grazie allo sfondo nero e vengono rappresentati i loro sentimenti ed emozioni, percepibili grazie all’espressione dei volti.

Questo incontro ha suscitato la mia voglia di caminare per Milano, esattamente come Leonardo, che compiva lunghe passeggiate per conoscere le strade della città. Due tappe risultano fondamentali, il monumento dedicato a Leonardo in piazza della Scala e la Chiesa di Santa Maria presso San Satiro. Questo luogo affascinò il maestro per il magistrale uso della prospettiva da parte di Bramante, il quale creò un finto coro attraverso una fuga prospettica che simula in 97 centimetri di profondità uno spazio pari a 9,7 metri. In piazza della Scala invece spicca una figura imponete con sguardo assorto. Un’ottima rappresentazione di Leonardo colto in un momento di riflessione prima della creazione, una creazione che verrà ricordata e ammirata nel tempo, grazie al genio dell’uomo che l’ha prodotta.

Cristina Pozzoli